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Garlate: storia

Il paese di Garlate sorse in antico su un dosso roccioso prospettante il lago omonimo; in prossimità si trova un masso a coppelle antecedente la nostra era. Il territorio comprende l’alta collina verso ponente ed i terreni prospettanti il lago costituiti dai due conoidi alluvionali creati dai torrenti Orco e Molina.

In epoca romana intorno al Il° - III° secolo fu presidio militare e civile a protezione della strada che da Aquileia conduceva a Corno; quindi vigilava anche sul vicino ponte romano i cui ruderi sono ancora visibili ad Olginate, località abitata solo in epoca successiva. Molti resti minuti di quel periodo sono presenti nel sottosuolo del paese, un’ara ed il pavimento di una villa dello stesso periodo sono emerse di recente dal pavimento della chiesa parrocchiale.

Nella frazione dei Figina sono state rinvenute una quindicina di tombe pagane con corredo e poco lontano i resti di una fornace per laterizi, il tutto databile al III° - IV° secolo.

Ancora recentemente una fornace da calce è stata datata intorno al 130 della nostra era. Garlate fu centro cristiano antico e capopieve di una ventina di insediamenti che coprivano l’ampia plaga da Calolzio a Civate. Vi si conservano lapidi paleocristiane del V° e VI° secolo una delle quali fu la pietra sepolcrale di Pierius, comandante delle truppe di Odoacre, morto in una battaglia contro Teodorico avvenuta in zona nel 489. Nel secolo scorso venne rinvenuta assieme ad altri reperti una capsella argentea, un reliquiario cristiano, databile al V° secolo. Il paese diede il nome al lago formato dall’Adda che si estende dal restringimento di Lecco alla strozzatura di Olginate. La più antica testimonianza scritta della Pieve di Garlate compare in un atto dell’anno 985 che vede attore un sacerdote originario di Carenno. In epoca successiva il paese fu di fede ghibellina.

Più tardi il territorio passò in feudo all’Abbazia di Monza alla quale rimase infeudato per secoli. Durante la dominazione spagnola gran parte delle terre e dei beni della pieve passarono in proprietà alla ricca famiglia Testori De Capitani, gabellieri per conto delle potenze occupanti, che le riscattarono dai feudatari.

Fu sempre un paese agricolo, poco dedito alla pesca. Già in antico i feudatari autorizzarono sia il terrazzamento a ronco della parte bassa collinare per piantarvi vigne e accrescere le colture, sia la sostituzione del bosco con selve di castagni.

Nel settecento vi fu la costruzione di ville di campagna da parte delle famiglie milanesi Mantegazza e Brini. In epoca austriaca i Testori edificarono ampie dimore ristrutturando costruzioni precedenti; essi diedero corpo a filande e filatoi per la seta soprattutto lungo il torrente Molina che già da secoli vedeva ruote idrauliche per macinare granaglie.
Nelle attività seriche ai  Testori subentrarono i Gnecchi e dal 1887 gli svizzeri Abegg ed i Ronchetti. Dalla seconda metà dell’Ottocento fino alla prima metà del nostro secolo il paese, di nemmeno mille abitanti, possedeva una filanda e quattro filatoi molto consistenti, tanto da dover richiedere il lavoro di foresti. Questa industria sparì con la seconda guerra mondiale.

A partire dalla seconda metà del Novecento l’industrializzazione investì tutto il territorio comunale; esso divenne area di espansione produttiva di Lecco. Alle lavorazioni tessili subentrarono quelle metalmeccaniche e chimiche con un’importante trasformazione ambientale. Gli svizzeri Abegg che furono attivi in Garlate e in altre località italiane per quasi un secolo e mezzo, inaugurarono nel 1953 in Garlate il proprio Museo della Seta che venne donato al Comune nel 1976 quando cessarono le loro attività in Italia. Vi sono esposti antichi macchinari per le manifatture seriche che vanno dal ‘700 al ‘900, una delle più pregiate raccolte di archeologia industriale della lavorazione della seta in Europa.

Edifici notevoli sono palazzo Testori - Gadda con affreschi ottocenteschi del pavese Cherubino Cornientie e del lecchese Luigi Galli, palazzo Abegg (oggi sede del Municipio), palazzo Mantegazza con un affresco del XV° secolo, casa Gnecchi di origini secentesche e villa Brini.
Delle chiese antiche rimane nel vecchio nucleo solo la parrocchiale dedicata a S. Stefano; fuori dell’abitato vi è un Oratorio settecentesco edificato su una cappella precedente.

Lungo le sponde del lago sono offerte attrezzature sportive per il nuoto, la nautica ed il campeggio. Frazioni del Comune sono: Barzago, Calcherino, Figina, Guzzafame, Pescherino, Ponte, Ronco, Sanvirio, Triulza, Valmolina.


 

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