Curt de la Mantegazza
Tratto da: "Garlate, conoscere e inventare insieme un paese" di P. De Gradi.
Il bell’affresco a sinistra del portale ci invita a sostare. Osserviamolo: si tratta di un’Annunciazione degli ultimi anni del XV secolo, ancora ancorata alla delicatezza e alle qualità coloristiche del mondo tardo-gotico o del "gotico internazionale" ben diffuso in alta Italia specialmente nella prima metà di quel secolo. L’annunciazione messa all’ingresso è un simbolo di augurio a chi entrava. L’affresco è stato rinvenuto nel 1979, durante la ristrutturazione esterna dell’edificio.
Il palazzo,comunemente chiamato "la Mantegazza", è una costruzione posta nel centro storico di Garlate e si presenta con la fisionomia di un palazzetto settecentesco, formulato attorno a una corte quadrangolare, cui si accede attraverso un ampio portale in granito che reca incisa sulla chiave la data 1688. Si tratta certamente della rifusione di precedenti unità edilizie, di cui resta l’indizio nella torre inserita sull’angolo nord-orientale e che denuncia un asse notevolmente deviato rispetto a quello della corte e del prospetto principale.
Gli edifici precedenti sono stati coordinati verso l’antica via ducale, con una facciata lievemente concava,su due piani, con il portale e una serie di grandi finestre incorniciate da bei davanzali lavorati in pietra e da mazzette d’intonaco. In corrispondenza al lato principale la corte ha un portico di tre luci, retto da pilastri di pietra a vista; sul perimetro della corte si aprivano i vari ambienti, con accessi sottolineati da architravi,fregi,cappelli in pietra e da mazzette in muratura.
Oggi si notano interventi successivi e rielaborazione unitaria del XVII secolo. Anzitutto, l’intero edificio è stato rialzato di un piano verso la fine del XIX secolo, ad opera della famiglia svizzera Abegg. Il sopralzo era adibito a "galettiera" e stanze di servizio, e per i medesimi fini di servizio vennero ristrutturati altri ambienti del palazzo (dormitorio, ecc…).
L’industria serica, fiorente nel secolo XIX, oltre ad occupare uomini e donne del paese, interessava gente dei paesi limitrofi, soprattutto donne. Donne venivano "da lontano": valli bergamasche, Lodigiano, Friuli. Esse abitavano nel palazzo, che prese così il nome di "Cà di furestéri", adibito a refettorio e dormitorio. Pochi decenni fa venne rifatta l’ala meridionale,dove sono stati ricavati quattro piani di alloggi. Difficile conoscere l’origine del fabbricato e delle primitive entità edilizie.
Alla metà del XVIII secolo il palazzo apparteneva alla famiglia ducale dei Maraviglia Mantegazza (milanese, senatore e marchese di Liscate), ciò spiega l’appellativo popolare.
Si può ipotizzare che in origine l’edificio della fine del ‘400, le cui tracce si sovrappongono nella rifusione del ‘600, appartenesse alla famiglia patrizia dei D’Adda.